LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI. LA DOPPIA MORALE AL POTERE

Un qualunque cittadino e amministratore dello Stato, quand’anche agisca per la tutela dell’interesse pubblico, ma poi sbaglia, rischia in ogni momento di finire sotto processo. La legge c.d. Severino non consente per alcuni tipi di reati penali, più o meno gravi, che si attenda perfino il giudicato. Basta una sentenza di primo grado per sospendere il patito dalle sue funzioni istituzionali.

Per l’eletto in parlamento non funziona così. Il suo status lo rende al riparo dalla giustizia, protetto da una garanzia costituzionale che lo considera non immediatamente perseguibile per i reati commessi durante l’esercizio del suo mandato, se non, appunto, dietro un’autorizzazione particolare “a procedere” votata dalla Camera di appartenenza.

Ed ecco che oggi il M5Stelle si trova ad affrontare il dilemma shakespeariano dell’essere o non essere.

Siamo o non siamo noi quelli che chiedevamo le dimissioni di ogni politico indagato dentro e fuori il parlamento? Siamo o non siamo noi quelli che possono ogni tanto concedersi qualche deroga?

Del resto, ogni regola ha le sue eccezioni. Il ritorno di Berlusconi avrà forse contagiato gli altri? La risposta ai turbamenti grillini in merito alla autorizzazione a procedere chiesta per il ministro Salvini, è già stata data allorquando i tre pesi e le due misure dei cinquestelle hanno trattato in modo diverso situazioni diverse. Il rinvio a giudizio del sindaco di Parma Pizzarotti, poi espulso, non è stato uguale a quello del Sindaco di Livorno Nogarin, ancora diverso il giudizio sul rinvio a giudizio delle Sindache Appendino e Raggi. L’unica a pagare forse il prezzo più alto della “bilancia” grillina la Rosa Capuozzo, ex sindaca di Quarto, che a processo poi non ci sarebbe nemmeno andata.

Tre pesi e due misure fanno cinque, come le stelle già spente di chi nel movimento sta già costruendo l’alibi per votare contro la richiesta del Tribunale di Catania che accusa Salvini del reato di sequestro di persona per la vicenda della nave Diciotti.

Il tema è dunque strettamente politico. Non si tratta di valutare il merito dell’accusa.

Si tratta invece di stabilire se un Ministro della Repubblica o un senatore o deputato, può essere processato o meno, debba cioè essere uguale ad ogni altro comune “cittadino”, oppure gli eletti in parlamento saranno in eterno più cittadini degli altri.

Il dilemma si fa più denso col passare delle ore e del tempo per tutti quelli che nel movimento grillino osano chiamarsi ancora cittadini. Ma cittadini di quale Paese? Del paese dei compari, forse?

La coerenza in politica è merce rara di questi tempi e l’educazione “civica” di chi ci governa è lontana da ogni possibile controripensamento... figuriamoci dalla reintroduzione a scuola.

Posted: 29 Gen 19 By: Category: Blog Letto 2383 volte

Redazione

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1 commento

inviato da Nenni
Mercoledì, 30 Gennaio 2019 10:32

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