Buon compleanno PCI

Di Michele Tripodi. 21 gennaio 1921 - 21 gennaio 2023
Una riflessione in occasione del compleanno del PCI. Oggi è l’anniversario della nascita del Partito comunista d’Italia, poi Partito Comunista Italiano, il PCI. Una esistenza lunga, importante, turbolenta, passionale, necessaria per migliorare le condizioni di milioni di lavoratori e di ceti popolari considerati il punto più basso della piramide sociale costruita dai potenti di ogni epoca.

I comunisti ebbero il merito d impedire che il secolo scorso consegnasse milioni di persone, giovani, emarginati, sfruttati, anziani, ad un futuro anonimo e marginale.
Grazie al movimento Comunista internazionale il novecento fu invece vissuto dalle masse popolari quali protagoniste, in eterno spirito dialettico per muovere la lotta ideologica delle diverse visioni del mondo. Fra tutte, in contrapposizione all’ideologia liberista dominante, i fascismi conservatori e il socialismo progressista. La modernità però vide nel primo ventennio del Novecento i liberali prima alleati dei conservatori in funzione anticomunista, poi a metà del secolo conobbe l’opposto le democrazie alleate durante la seconda guerra mondiale e poi strategicamente tolleranti verso il socialismo.

E così i comunisti nel secolo scorso diventarono la speranza  per milioni di persone subalterne e per centinaia di popoli della terra sottomessi dalle guerre e dall’imperialismo che cominciarono ad organizzarsi in movimenti di liberazione nazionale.  E il PCI, il partito Comunista italiano, il più grande partito Comunista d’occidente, si rese in tale contesto pioniere delle conquiste dei diritti dei lavoratori, della crescita di generazioni di giovani nei quali é riuscito a radicare in Italia ed in Europa una vocazione al cambiamento quasi automatica. La via italiana al socialismo praticata dal PCI sembrò arrestarsi dopo la caduta dell’URSS, e nonostante le Differenziazioni, ne fu decisa la sua dissoluzione.

La domanda è perché il PCI, partito di massa, non c’è più, pur rimanendo quella sua vocazione diversamente rivoluzionaria, tremendamente attuale? Il partito democratico si considera l’erede unico di quella storia politica non parla più ai ceti popolari col tempo progressivamente sostituiti da una rappresentanza ben più fedele alla società del perbenismo e del politicamente corretto.
E allora? Ora che l’universo del liberalismo si proclama vincitore indiscusso su scala mondiale, è invece nuovamente insidiato dall’insorgenza tollerata e impunita dei nuovi fascismi. L’atteggiamento dell’establishment internazionale è cambiato, la tendenza è quella di incorporare entro il sistema le derive conservatrici e autoritarie (come in Italia il Governo Meloni) piuttosto che dare voce alle istanze delle sinistre comuniste o post comuniste.

Il trionfante liberismo che sventola a convenienza le bandiere dei diritti umani si scopre dunque alleato di coloro che esaltano il “super io” e il suprematismo dei gruppi etnici o ancora la sottomissione della donna quale fattore di controllo sociale in molti stati purché siano gli affari e i mercati a prevalere. Ecco perché il corso della storia, il secolo scorso, i fatti, tutto deve essere revisionato in nome di un revisionismo con l’acceleratore. L’acceleratore della storia riscritta è premuto al massimo per cancellare più presto possibile un pensiero filosofico, quello marxista, incancellabile per antonomasia invece… poiché lo stesso è scienza politica e come tale si riproduce meccanicamente… quasi naturalmente ad ogni contraddizione sociale in atto.
La presenza dei comunisti, organizzata o meno, è dunque connaturata e creata dal liberalismo economico stesso, dalla sua sospettosa arroganza e dalle sue innumerevoli contraddizioni che gonfiano e sgonfiano la “bolla”.

Con ciò la presenza dei comunisti in Italia, in Europa in tutti i Paesi a capitalismo avanzato, è sì minoranza, ma diventa presenza strutturale, al contempo necessaria in un quadro trasformato, dominato dal controllo tecnologico delle piattaforme digitali dove tutto è concesso ma niente è permesso a caso e soprattutto dove nessun essere umano è realmente libero.
Abbiamo felicemente consegnato le nostre libertà a colossi del capitalismo cognitivo senza nemmeno accorgercene.

Il revisionismo culturale di stampo neoliberale è lanciato verso l’ultima frontiera del controllo finale e totale su teste e neuroni, paradossalmente argomentando a favore delle libertà effimere.
L’ultimo passo è quello di annientare non solo la sgradita presenza dei comunisti e di ogni oppositore al sistema mainstream ma dopo questo distruggere per sempre anche i semi di ogni possibilità di ritorno delle idea di ribellione, di libertà, di rivoluzione.

É qui che il pensiero di Antonio Gramsci ci viene in soccorso.
“Tutti i semi sono falliti eccettuato uno, che non so cosa sia, ma che probabilmente è un fiore e non un'erbaccia.

Buon compleanno PCI,
Auguri a tutte le compagne i compagni.
Viva il Partito Comunista Italiano
Posted: 22 Gen 23 By: Category: Blog Letto 1587 volte

Redazione

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