QUOTA 100 E NON SENTIRLA

E già, la tanto decantata “quota 100” inserita in manovra, sta per rivelarsi l’ennesima fregatura per gli ipotetici beneficiari e non solo. 
Chi avrà la fortuna di fare tombola a cento numeri, deve però sommare ai 38 anni di servizio i 62 di età, quest’ultimo, requisito anagrafico minimo indispensabile per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.
Ma per i “fortunati”, le rinunce non saranno poche.
All'inizio la “penalità” doveva limitarsi ad una riduzione della pensione tra il 5% ed il 20% in proporzione al numero di anni in meno di servizio svolto rispetto a quelli previsti dalla Fornero. 
Ora un altro inghippo renderà meno felice l’esodo degli over 62, ossia il pagamento del TFR soltanto dopo il compimento dei 67 anni, soglia di uscita stabilita sempre dalla legge Fornero.
Si calcola che qualcuno potrebbe percepire materialmente la fatidica “buona uscita” ben otto anni dopo la richiesta di pensionamento! E allora, lunga vita ai neo pensionandi - diciamo noi - mentre languono le casse dello Stato che sta cercando di trovare riparo nelle banche a cui sarà chiesta un’eccezionale anticipazione di liquidità destinata ai TFR.
Inoltre, a differenza del settore privato dove si prevede la prima finestra utile ad aprile, i lavoratori degli enti pubblici non potranno andare in pensione se non dopo il 1^ luglio e con un preavviso di sei mesi.
Insomma non c’è pace per chi aveva pregustato una pensione celere e dignitosa.
Cattive notizie anche per i più giovani ansiosi di occupare i posti vacanti lasciati nelle pubbliche amministrazioni. Per loro niente turnover e blocco, pressoché totale, delle assunzioni negli enti pubblici fino al 15 novembre.
“Quota 100” è dunque l’ennesimo provvedimento imperfetto del Governo che non realizza il superamento della legge Fornero a cui ci rimane appeso, generando nuove ed impensabili disparità.
Posted: 10 Gen 19 By: Category: Blog Letto 1425 volte

Redazione

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