OXFAM: LA POVERTÀ STA DIVENTANDO SISTEMICA

Il rapporto dell'Oxfam relativo al 2018 fotografa il mondo a due velocità.
Ricchi che viaggiano in prima classe e poveri che regrediscono nelle carrozze della loro miseria quotidiana. Il dato allarma perché dal 2000 ad oggi la tendenza è identica.
Cresce la forbice tra “paperoni” più ricchi del pianeta e persone comuni le cui risorse sono sempre più striminzite. 
Che fare? L'Oxfam è sicura che tra le cause di questa profonda divergenza si inseriscono le politiche fiscali inique che preservano le intoccabili riserve patrimoniali dei ricchi a scapito di redditi e consumi dei poveri continuamente tassati.
Ed ecco che si scopre nel rapporto Oxfam che appena 26 persone detengono quanto possiedono 3,8 miliardi della popolazione più povera del resto del mondo. Cifre impressionanti che stupiscono se si pensa che i 1900 più ricchi del pianeta hanno incrementato il loro patrimonio complessivo di ulteriori 900 miliardi di dollari in un solo anno.
Nemmeno l’Italia fa eccezione alla tendenza mondiale. Nella nostra penisola il 5% dispone di una ricchezza posseduta dalla quasi totalità della popolazione più povera.
Insomma dal trattato di Maastricht in avanti il rigore dell’austerità ha contagiato i paesi europei riproducendo sacche estese di povertà, generate dal neoliberismo economico e della privatizzazione dei servizi pubblici essenziali.
La popolazione più povera spende molto dei propri redditi in istruzione e sanità che deteriorano anche in stati come l’Italia dove nella elaborazione dei padri costituenti scuola e salute avrebbero per l’eterno retto i pilastri del nuovo stato sociale.
Mentre l'Oxfam snocciola cifre sulle crescenti povertà, in Svizzera le élites del mondo nel corso del World Economic Forum di Davos discutono di strategie, prese dal debutto di un Bolsonaro perfettamente allineato alle politiche economiche delle potenze neoliberiste.
Germania e Francia stringono, in contemporanea, patti di leale cooperazione, non si sa in base a quale norma di trattati europei in vigore. Peccato che a farne le spese è sempre l’Italia, prima condannata dalla “sentenza” di Bankitalia sulle previsioni di crescita dimezzata del Pil, ora anche il FMI include il nostro paese nella black list dei rischi economici globali.
Fatto sta che il rigore finanziario di livello transnazionale sta diventando la pericolosa normalità e siamo ancora lontani dal tempo in cui la povertà sarà démodé o meglio ancora sarà “abolita” come pure qualcuno aveva cercato di far passare in cavalleria.
 
Posted: 23 Gen 19 By: Category: Blog Letto 1966 volte

Redazione

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